Sermone via Elvo Domenica 15 ottobre 2017. Sandro S.
Ogni cosa è possibile a Dio. Questa è la buona notizia! Gesù non parla della possibilità di camminare sulle acque, anche se solo per un tratto, Pietro lo farà; non parla della potenza di guarire e liberare, i discepoli riceveranno l’autorità di farlo. Ciò che veramente è impossibile agli uomini è dare le proprie ricchezze per seguire Gesù. Per questo e per ben due volte, Gesù dice che è difficile entrare nel regno di Dio. Là dove le nostre possibilità si fermano, lì si apre l’iniziativa inaudita e straordinaria di Dio.
È lo sguardo di Gesù, prima rivolto con amore verso l’uomo e poi sui discepoli, che rappresenta l’altro lato delle sue stesse parole: “quanto è difficile entrare nel regno di Dio”. Sì, per noi, a partire dalle nostre forze, facendo affidamento sulle nostre possibilità è veramente difficile entrare nel regno di Dio. Anzi è impossibile, ma non per Dio. A rigore, con i discepoli, ci domandiamo: “chi dunque può essere salvato?” Ma a questa inquietante domanda Gesù risponde: “ogni cosa è possibile a Dio”.
La richiesta di Gesù: Non possiamo addomesticare la Parola del Signore. Non possiamo addomesticare la richiesta di Gesù “va, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri; poi vieni e seguimi”.
Addomestichiamo la richiesta di Gesù quando la riduciamo alla richiesta che Gesù rivolge solo a quell’uomo. Addomestichiamo la richiesta di Gesù affermando che il problema non siano le ricchezze quanto il nostro atteggiamento nei loro confronti. Oppure quando confiniamo la richiesta di Gesù a pochi uomini e donne coraggiose che vivono in nostra rappresentanza l’esigenza del Vangelo. E infine eludiamo la richiesta di Gesù affermando che la richiesta dell’uomo “cosa devo fare per ereditare la vita eterna” è una domanda mal posta, una domanda sbagliata e che, per tanto, tutto ciò che segue è il modo con il quale Gesù smaschera questo errore iniziale.
L’uomo che va incontro a Gesù è un uomo arrivato sia dal punto di vista economico e sociale sia dal punto di vista religioso: è un osservante. Tuttavia non è soddisfatto, vuole sapere come ereditare la vita eterna: la promessa della vita e della risurrezione che supera finanche la promessa della terra.
Gesù ama quest’uomo. Prende sul serio la sua domanda; ne riconosce il carattere radicale e per questo dice all’uomo “una cosa ti manca”. Una cosa ti manca perché tutto il resto già lo fai, già lo vivi. Ma appunto una cosa ti manca: vendere tutto, darlo ai poveri e seguirlo. Ben oltre l’osservanza della Legge; ben oltre un raffinato pensiero sul significato e le implicazioni della vita eterna, secondo Gesù conta il compito che egli affida all’uomo.
L’uomo ha ascoltato il discorso di Gesù, lo ha capito e ha capito che Gesù gli chiede di cambiare vita in modo radicale. Per questo, rattristato se ne va, dolente.
Cosa impedisce a noi di seguire Gesù? Quali sono le realtà, finanche gli idoli che ci separano da Gesù, che ci impediscono di seguirlo senza esitazioni? Cosa divide il nostro cuore, cosa ci fa essere ancora ondivaghi?
Sono convinto che, in relazione al nostro denaro, un buon modo per sentire il polso della nostra salute spirituale è la contribuzione mensile. Così come a quell’uomo, che era convinto che la sua ricchezza fosse un segno della benedizione di Dio (Deuteronomio) che non poteva essere sciupato nelle elemosina, apparve assurdo vendere i suoi beni e darlo ai poveri allo stesso modo anche noi consideriamo inutile o contraria al Vangelo l’impegno mensile a contribuire alla vita della Chiesa. Il nostro impegno costante e costoso nel mantenere viva la testimonianza della chiesa non risponde alla richiesta di Gesù, ma testimonia che siamo pronti per un discepolato che impegni ciò che di più caro e prezioso abbiamo. È questo spesso è il denaro.
Ma cosa significa oggi “vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri?” La chiesa cristiana ha, storicamente, risposto in due modi. Primo. Il povero è l’altro da me al quale devo la mia elemosina. Quando la Chiesa ha inteso la richiesta di Gesù come un mero trasferimento di una certa somma ai poveri, ha chiuso i poveri nella loro povertà.
Ma la chiesa ha anche interpretato la richiesta di Gesù in un altro modo. Ha riconosciuto nel povero il fratello che grida e rivendica giustizia, secondo quanto scrive il profeta Isaia: «Il Signore si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine, ed ecco grida di oppressione» (5, 7).
Quando la Chiesa interpreta così la richiesta di Gesù non si accontenta di fare l’elemosina. La deve fare, perché è il primo atto di giustizia, ma non basta. È necessario che la predicazione e l’azione pastorale operi favore della rivendicazione di giustizia. È il caso dell’iniziativa dei “corridoi umanitari” con i quali abbiamo portato in sicurezza mille persone in evidente stato di fragilità dal Libano e dal Marocco. È il caso di quelle chiese che organizzano un banco alimentare che si interrogano su come contribuire al reinserimento delle persone che non hanno un tetto sulla testa. È il caso di quelle chiese che superano timori e chiusure identitarie e con umiltà e coraggio lavorano con altre chiese e altre associazioni.
Anche questa seconda lettura della richiesta di Gesù non ci lascia andare meno rattristati e dolenti. Vediamo molto bene le contraddizioni e i limiti delle nostre iniziative. Misuriamo la distanza tra quello che facciamo e la richiesta di Gesù.
Lo sguardo di Gesù. Le radicale richiesta di Gesù oppone resistenza a quelle interpretazioni che rimuovono la pressione che essa esercita su tutti i discepoli relativamente ai beni materiali. Per questo il testo odierno suscita una profonda inquietudine.
Gesù ci guarda intensamente e continua a sostenere che la vera vita si ottiene non accumulando cose, ma sbarazzandosene per seguirlo. Ma Gesù ci guarda intensamente proprio quando abbiamo pensosamente abbassato lo sguardo, quando con quell’uomo ce ne andiamo rattristati.
Gesù ci guarda per annunciarci che tutto quello che ci sembrerà impossibile, per Dio è possibile.
A Dio è possibile accoglierci nel suo regno nonostante le nostre esitazioni (come quelle dell’uomo ricco) e contraddizioni.
E Dio si riserva degli uomini e delle donne che rispondono alla chiamata di Gesù. Dio infine trasforma i nostri cuori affinché noi rispondiamo alla sua vocazione. Veramente ogni cosa è possibile a Dio, Amen.