Il Vasaio – Sermone del 08 ottobre 2017 – Daniele P.
Testo: Geremia 18,1-6 Isaia 64:7-9 Salmo 133 / 2 corinzi 4:7-15
L’uomo è stato creato dalla polvere della terra. Chi di noi ha mai osservato il lavoro dei vasai ? Per me quando ancora giovane 15 anni vivevo in Sicilia è stato motivo di grande insegnamento.
L’argilla non può far nulla e non ha alcun valore. Siamo soltanto argilla e non possiamo nulla da noi stessi.
Soltanto il Vasaio può fare di noi ciò che dobbiamo essere; soltanto Gesù può salvare la nostra vita per farci ciò che a Lui è maggiormente gradito.
Quell’argilla deve essere estratta e trasportata nella casa del vasaio; se il vasaio vuole lavorarla, deve prima procurarsela.
L’argilla è informe, non ha nulla di attraente… senza Gesù siamo privi di qualsiasi bellezza! Egli però scava; nell’argilla si possono trovare anche sassi o altri elementi che fanno parte del terreno, come radici di piante, ecc., ed è proprio per questa ragione che il vasaio la porta a casa.
Vi sono tanti cristiani che non vogliono raggiungere la casa del vasaio, preferiscono restare argilla e basta: “Non scavare in me, non togliermi quelle pietre”, ma Dio ha un progetto per l’argilla.
Perciò la porta in casa e la prima cosa che fa la lava: noi credenti non siamo purificati finché non veniamo lavati con il sangue di Gesù.
Non puoi soltanto desiderare di diventare un bel vaso, ma potrai esserlo prima di tutto perché sei stato lavato con il sangue di Gesù.
Dopo averla lavata, il vasaio prende l’argilla, la solleva e la scaglia a terra ripetutamente.
Care sorelle e cari fratelli, anche questa domenica il nostro testo si apre con un imperativo: “Alzati, scendi in casa del vasaio…..” .
Il testo ci informa che c’è un vasaio, il vasaio ha una casa, all’interno della quale lavora l’argilla sul tornio per produrre dei vasi.
Così dice il Signore a Geremia: “Guarda come fa il vasaio, fammi fare lo stesso con te!”
Perché il vasaio si comporta così? Perché getta l’argilla a terra? In questo modo si disperde tutta l’aria, perché se c’è dell’aria nell’argilla, ovvero nei credenti tutto ciò che non ha valore ed è nocivo, non si potrà mai trarne un vaso.
Infatti, una volta posto nel forno, tutti questi vuoti d’aria esplodono e il vaso va in frantumi.
Perciò, deve uscire tutto da noi, tutto ciò che appartiene al nostro “io”.
Dobbiamo fare molta attenzione agli inutili vuoti d’aria.
Un visitatore dopo aver visto un meraviglioso elefante scolpito nel granito, entrò nello studio di dello scultore per ringraziarlo di aver fatto un’opera così bella.
In quella occasione il visitatore gli chiese: “Come è possibile ricavare una figura così perfetta da un blocco di granito?”.
Lo scultore gli rispose: “Prendi lo scalpello e il martello, vieni qui, vicino a questo blocco di pietra e ti mostrerò come si scolpisce un elefante”.
Il visitatore prese il martello con lo scalpello e si avvicinò al marmo e disse: “Cosa debbo fare ora?” , e lo scultore gli rispose: “Togli da quel pezzo di granito tutto quello che non sembra un elefante!”.
Finche non abbandoniamo tutto quello che non assomiglia a Gesù non saremo mai un vaso adatto per l’uso del Maestro.
Signore aiutaci, modificaci, formaci, fa tutto ciò che vuoi con ciascuno di noi, ma usaci!
Vogliamo essere vasi adatti al servizio del Maestro, ma se vogliamo esserlo dobbiamo permettere al Vasaio di lavorarci.
Le parole di Geremia sono sì circoscritte in un tempo, rivolte a determinati destinatari, ma il suo messaggio è valido ancora oggi per noi.
Attualizzando le parole del profeta, chi rappresenta oggi la casa del vasaio? La Chiesa, intesa come assemblea del popolo di Dio.
E’ nella casa del vasaio che Dio parlò a Geremia, è nella Chiesa che oggi Dio vuole parlarci.
“E’ la che io ti parlerò”
E’ in Chiesa che ti parlerò: “là ti farò udire le mie parole”. E’ durante le nostre riunioni che Dio parla, è durante il culto che Dio parla.
Dobbiamo quindi riconsiderare il valore della Chiesa, della comunione fraterna (salmo 133).
Alcuni tendono ad isolarsi, alcuni tendono a mancare la domenica, e questo dispiace al Signore, perché è qui che Lui parla.
Naturalmente quando affermiamo che il Signore parla in Chiesa non ci riferiamo ad un luogo preciso, ad una costruzione di pietra, ma parla dove viene praticata la fratellanza, dove si creano relazioni, legami.
Dio parla alla Sua Chiesa che si riunisce durante una visita ad un anziano o ad un’anziana, durante uno studio biblico, un incontro di preghiera.
Il nostro Creatore è un Dio che parla al singolo ma sempre in relazione al suo prossimo. Ad esempio lo stesso apostolo Paolo esorta nelle sue lettere le comunità ad una pacifica ed edificante fratellanza.
Ecco l’importanza dell’essere chiesa. Dio parla attraverso le Scritture, attraverso il fratello e la sorella, attraverso un inno, attraverso l’ascolto della preghiere comunitarie.
“Là ti farò udire le mie parole”
Questo vasaio era intento a lavorare l’argilla nella sua casa, una casa normalissima, non un museo.
La casa del vasaio non è come le nostre case, dove bisogna fare attenzione a non sporcare e a non mettere nulla in disordine.
La casa del vasaio è una casa dove si lavora, dove avvengono delle trasformazioni, è la casa di un artigiano.
Le mani del vasaio non sono mai ferme sono sempre intente a lavorare. La casa del vasaio è la Chiesa di Dio, una casa dove avvengono mutamenti, dove si lavora per il bene comune e per il prossimo.
Il vasaio mette le mani sull’argilla che siamo noi. L’argilla, materiale che inizialmente non ha forma, è povero, non ha valore, il cui utilizzo risale al popolo sumero e persino nella Bibbia Dio crea l’uomo dall’argilla.
Cosa vuole insegnarci questo passaggio della Scrittura? L’argilla diventa importante, acquista una forma quando è nelle mani del vasaio.
Noi siamo informi, senza valore da soli, senza il tocco di Dio non siamo nulla.
Ma quando veniamo plasmati da questa mano sapiente del vasaio, da Dio, iniziamo ad essere preziosi.
Questa mattina fratello, sorella se abbiamo la sensazione di sentirci soli, imperfetti, ecco che il profeta Geremia ci incoraggia e ci ricorda che gli occhi del vasaio, ossia Dio, sono sull’argilla, che rappresenta tutti noi.
Non importa quanti anni di fede abbiamo, un mese, un anno o 20 anni.
Lasciamoci plasmare dal vasaio! Prima di tutto, l’argilla per poter essere lavorata deve essere lavata, setacciata e liberata da eventuale aria che si forma al suo interno, la cui aria risulterebbe nociva quando il vaso viene posto nel forno.
Dio prima di trasformarci ci lava dei nostri errori del passato, proprio come il vasaio laverebbe la sua argilla per liberarla dalle sue impurità.
Dopo averla lavata e liberata da tutta l’aria, allora il vasaio mette l’argilla sulla ruota, che comincia a girare, perché l’argilla non può essere assolutamente lavorata se la ruota non gira.
Questo è il nostro problema! Non ci piace stare sulla ruota, ci fa male.
Qualche volta il vaso si frantuma e il vasaio lo mette di nuovo sulla ruota perché è determinato a farne un’opera adatta per l’uso a cui è destinata.
Molti desiderano essere usati da Dio, ma non vogliono rimanere sulla ruota, non vogliono essere formati e non possono diventare ciò che Dio vuole finché non sono disposti a restare sulla ruota..
Oggi c’ è la tendenza ad andare in chiesa per cantare, per pregare, ma non per restare sulla ruota.
Se non si rimane sulla ruota il canto svanirà, il desiderio di pregare verrà meno e dobbiamo fare molta attenzione che non ci rechiamo in chiesa soltanto per abitudine.
Ogni volta che frequentiamo la riunione di culto e lo Spirito Santo interviene siamo sulla ruota, perché vuole renderci dei vasi migliori, perché ci ama! Non è facile restare sulla ruota, fa male, “fa girare la testa”.
Quando scendiamo dalla ruota pensiamo: “Adesso finalmente tutto è passato!”.
Quando si diventa più anziani si pensa di conoscere tutte le soluzioni.
Ho i capelli bianchi, ho frequentato per tanti anni, ho viaggiato su tutte le strade, son passato per la giungla, ho attraversato i deserti, ho scalato montagne e penso che ormai tutto sia concluso.
Ma non è così! Affrontare le tempeste, le più gravi della nostra vita.
Forse queste tempeste ci stanno grandemente provando tutt’ora: pensiamo che non arriverà mai il momento in cui si può scendere dalla ruota!
Quel pochino di fede che abbiamo è stata affinata: non si scende mai dalla ruota del Signore perché dobbiamo essere adatti per l’uso del Maestro!
Quando il vaso è tolto dalla ruota, è messo poi nel forno, nella fornace, in mezzo al fuoco, e quando il vasaio li mette nel forno, i vasi non si possono toccare l’uno con l’altro, debbono restare separati.
Dio non vuole che ci disintegriamo nel fuoco. Purtroppo, sovente vedo qualcuno che si frantuma perché non comprende che nel fuoco bisogna rimanere soli.
Il vasaio vuole creare un vaso! Dio vuole modellarci nelle sue mani secondo i suoi proponimenti, secondo quello che è più giusto per noi.
Ogni vaso è di forma diversa, come ognuno di noi è diverso. Dio ci plasma ognuno con compiti e doni diversi, così come ogni vaso differente è utile, così lo siamo noi qui nella Chiesa.
Può succedere però che il vaso si possa rompere o presentare dei difetti. Cosa farebbe il vasaio a quel punto? Lo getterebbe? Prima di darvi la risposta vi racconto cosa sono soliti fare i giapponesi oggi.
Quando riparano un oggetto rotto, ne valorizzano ogni singola crepa attraverso un procedimento chiamato “tecnica Kintsugi” .
Questa tecnica, prevede la riparazione di vasellame rotto, attraverso l’unione dei cocci con della resina, che fa da collante, mista a oro o argento.
Il significato di questa tecnica è davvero profondo.
Secondo i Giapponesi, il vaso rotto e riparato con quelle deliziose venature dorate che sono il risultato dell’unione dei pezzi frantumati, starebbe a significare la vita ed i cambiamenti che essa porta con sé.
La vita in effetti, non è mai lineare ma anzi presenta sempre delle spaccature, delle scissioni, dei dolori, che ci portano a compiere nuove scelte e ad intraprendere nuovi percorsi.
E proprio come spesso noi siamo orgogliosi di aver superato con successo delle impreviste difficoltà, così anche il vaso è fiero di mostrare i segni di ciò che ha superato con fatica.
Mentre il mondo occidentale pensa che un vaso rotto non tornerà ad essere mai più come prima, e dunque il legame spezzato non si potrà mai più ricostituire, i Giapponesi credono che “un vaso rotto sarà più bello di prima”, perché saprà di vissuto, proprio come un legame spezzato e rinsaldato con più forza.
Si comprende bene l’ottimismo di questa filosofia, ben più lungimirante della nostra.
Non solo non c’è alcun tentativo di nascondere il danno, ma anzi la riparazione del vaso viene letteralmente illuminata di una nuova luce.
Il vasaio quindi getta il vaso rotto? La risposta è NO! Lo rimodella, comincia da capo. Cosa vuole insegnarci il Signore?
Quando si inizia un cammino di fede siamo molto entusiasti, zelanti, desiderosi di servire Dio, ci lasciamo modellare da lui, cresciamo.
Poi spesso ci sono amarezze, delusioni, problemi di relazioni comunitarie che tendono a bloccare la nostra fede, arrestando così il lavoro di Dio.
Il vaso si è rotto!
Altre volte ancora il vaso presenta difetti, piccole crepe, ovvero i nostri errori, perché decidiamo noi stessi di non lasciarci plasmare, allontanandoci da Dio, allontanandoci dalla casa del vasaio, dalla Chiesa.
Il vaso si è rotto!
Di noi rimangono solo cocci, ferite! Ma questa mattina Dio vuole incoraggiarci.
Dio non getta il vaso! Dio non prende altra argilla! Con la stessa argilla rimodella un nuovo vaso.
Notiamo qui la pazienza di Dio, la misericordia di Dio.
Cari fratelli e sorelle se ci troviamo in questa condizione, se ci sentiamo come questo vaso rotto, Dio vuole che ci arrendiamo perché vuole ricominciare l’opera che aveva iniziato a svolgere.
Anche l’esperienza di Pietro ci insegna che Gesù non lo rigettò, non disse: “tu sei un vaso vecchio”. Lo modellò nuovamente, lo rinnovò, lo riabilitò.
Nel mondo e per il mondo quando si sbaglia o si commettono degli errori si è cancellati, si viene gettati via, ma con Dio non è così.
Dio è pronto a rimodellare il suo vaso, suo figlio e sua figlia.
Per concludere fratelli e sorelle, il Signore ha bisogno di un gesto questa mattina, di una confessione di fede: “metto la mia vita nelle tue mani affinché tu la possa modellare secondo il tuo volere”.
E quando il vaso è solido, Dio inizia la sua opera di decorazione aggiungendo disegni e colori sul suo vaso; aggiungendo ad ognuno di noi dei doni.
La nostra preghiera è che questa “casa chiesa” di via elvo possa riempirsi di vasi forti e belli.