Sermone del 08 ottobre 2017 – Daniele P.
1Samuele 3,1-10 (Vocazione di Samuele)
Come mai siamo qui, in questo luogo, questa splendida domenica mattina? Potremmo fare una passeggiata in giro per la nostra bella Torino ? Oppure andare ancora un po’ in spiaggia per
godere del mare, dei suoi colori, dei suoi profumi.
Oppure potremmo starcene tranquilli a casa, in pigiama a vedere la TV o a leggere qualche buon libro.
Perché siamo qui? In fondo il nostro paese, come tutti i paesi dell’occidente, è colpito da un forte arretramento del cristianesimo e da una costante crescita della secolarizzazione.
Il filo conduttore delle letture di questa domenica è centrato sulla chiamata personale del Signore verso ognuno di noi.
Tutti noi siamo stati chiamati a una “vocazione” da realizzare nella nostra vita di tutti i giorni. In esse sono ricorrenti, anche se non sempre esplicitati, tre verbi: chiamare, ascoltare, rispondere.
Ascoltare è ricevere la propria identità, per scoprirci, per conoscerci, per ringraziare, è saper rispondere per essere capaci di dire quel “si” incondizionato, come fece Maria rispondendo all’angelo dicendo: “avvenga di me quello che hai detto”. Ma cos’è la vocazione, come riconoscerla? Quando rispondi sì, si prova in se stessi un senso di pienezza che altrimenti non si avverte.
E’ sentire la presenza del Signore per realizzare la nostra missione nella vita e sperimentare la pienezza nel tempo, sulla base delle scelte fatte.
Anche il vangelo ci parla di un ascolto, senza nominarlo direttamente: si tratta di ascoltare attraverso lo sguardo per poter ricevere il proprio nome, la propria vocazione, la propria identità.
I due discepoli inviati da Giovanni si mettono sulle orme del Maestro e alla loro domanda, “Dove abiti?”, ricevono come risposta un invito ad entrare in un’esperienza nuova, senza ombra di costrizione: “Venite e vedrete”.
L’evangelista sottolinea anche che “Erano le quattro del pomeriggio” per evidenziare l’importanza della chiamata e del cambiamento di vita che essa comporta.
I fidanzati forse non ricordano l’ora esatta in cui si sono innamorati? Dalla lettura di questi brani emerge l’importanza delle persone che ci stanno accanto e che ci rendono capaci di riconoscere e rispondere alla chiamata del Signore.
Ad esempio Eli gestisce la situazione e Giovanni indirizza i suoi verso Gesù.
Da qui appare evidente che molte volte la vocazione è una scoperta che arriva attraverso gli altri, e a nostra volta possiamo essere il tramite per altri, e aiutarli a scoprire la loro vocazione.
E’ il gioco del passaparola che permette di trasmettere le cose belle.
Ma a volte non riusciamo a capire cosa vuole Dio da noi, c’è sempre il rischio di sbagliare.
Infatti il ritornello del Salmo dice: “Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà”: Dio ricupera sempre le nostre difficoltà, i nostri sbagli, le nostre incertezze. Anche noi in famiglia siamo chiamati a vivere queste tre dimensioni della chiamata, dell’ascolto e della risposta, consapevoli che le nostre esperienze di vita passano anche attraverso le persone che ci stanno accanto o che incontriamo, che ci aiutano a vedere cose che altrimenti non vediamo.
Occorre creare una rete di solidarietà per far conoscere le cose belle della quotidianità, saper dare testimonianza alla maniera di Gesù con i discepoli di Giovanni: “venite e vedete”.
Occorre creare una rete di solidarietà, sia all’interno della famiglia, sia con gli ambienti in cui ci troviamo ed operiamo, per far conoscere e testimoniare l’incontro con Gesù e le esperienze che ne derivano, come fece l’apostolo Andrea con suo fratello Pietro.
Però il brano del vangelo di oggi ci dice pure che la vocazione nasce anche dalle domande, “dove dimori?”, senza le quali è difficile mettersi in ricerca e scoprire nuove esperienze.
Perché siamo qui? Siamo qui perché siamo stati chiamati come lo è stato Samuele.
Il piccolo Samuele deve aver avuto nel momento in cui si svolge il nostro racconto intorno ai 10 anni.
In quel tempo ci dice il testo “la parola del Signore era rara” non era quindi così comune
udire le sue parole e per giunta era ancora più raro che venissero riferite ad un bambino.
Cari fratelli e sorelle se siamo qui questa mattina e perché siamo “in ricerca“ ed oggi ci viene proposta una bellissima storia di vocazione: la storia di Samuele.
Non è facile per questo giovane comprendere da subito la Volontà del Signore sulla sua vita, non gli è immediato comprendere che è il Signore a parlargli.
Eppure da subito colpisce il suo mettersi in ascolto….con disponibilità totale, con un “ECCOMI” senza riserve a ciò che Lui vorrà indicargli.
E’ attento a cogliere ogni Segno…accetta anche di farsi aiutare da una Guida…
E..noi, con quale atteggiamento interiore ci stiamo ponendo? Le nostre mani e il nostro cuore sono aperte ? oppure ancora imprigionate chiuse …e guardinghe e sospettose?
Cari fratelli e sorelle se vorremmo comprendere la nostra strada, mettiamoci anche noi in questa modalità umile e accogliente, di massima apertura e ripetiamo come Samuele: “Eccomi…parla che il tuo servo ti ascolta!“ Solo così il Signore si rivelerà!
Il piccolo Samuele serviva il SIGNORE sotto gli occhi di Eli. La parola del SIGNORE era
rara a quei tempi, e le visioni non erano frequenti.
In quel medesimo tempo, Eli, la cui
vista cominciava a intorbidarsi e non gli consentiva di vedere, se ne stava un giorno
coricato nel suo luogo consueto; la lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele era
coricato nel tempio del SIGNORE dove si trovava l’arca di Dio.
Il SIGNORE chiamò Samuele, il quale rispose: «Eccomi!» Poi corse da Eli e disse: «Eccomi, poiché tu mi hai chiamato». Eli rispose: «Io non ti ho chiamato, torna a coricarti». Ed egli andò a coricarsi.
Il SIGNORE chiamò Samuele di nuovo. Samuele si alzò, andò da Eli e disse: «Eccomi, poiché tu mi hai chiamato». Egli rispose: «Figlio mio, io non ti ho chiamato; torna a coricarti».
Ora Samuele non conosceva ancora il SIGNORE e la parola del SIGNORE non gli era ancora stata rivelata.
Il SIGNORE chiamò di nuovo Samuele, per la terza volta. Ed egli si alzò, andò da Eli e disse: «Eccomi, poiché tu mi hai chiamato».
Allora Eli comprese che il SIGNORE chiamava il bambino. Ed Eli disse a Samuele: «Va’ a coricarti; e, se sarai chiamato ancora, dirai: “Parla, SIGNORE, poiché il tuo servo ascolta”».
Samuele andò dunque a coricarsi al suo posto. Il SIGNORE venne, si fermò accanto a lui e chiamò come le altre volte: «Samuele, Samuele!» E Samuele rispose: «Parla, poiché il
tuo servo ascolta».
Entrambi dormono nel santuario accanto all’Arca dell’alleanza che è un contenitore di
legno nel quale si trovano le tavole su cui sono scritti i comandamenti.
Quando Samuele sente la voce crede di essere stato chiamato da Eli, il vecchio sacerdote
anziano che aiutava, e che poco prima, ci dice il testo, aveva scoperto che i suoi figli,
anch’essi sacerdoti, si comportavano ingiustamente.
Eli rimanda a letto Samuele perché non è stato lui a chiamarlo per ben due volte, solo alla
terza comprende che quella voce che chiama Samuele per nome non può essere che Dio
che non utilizza il sacerdote stesso per parlare con il ragazzo ma gli parla direttamente.
Proprio quella voce capovolge il rapporto tra Eli e Samuele. Sino ad allora l’anziano
sacerdote aveva lavorato per insegnare al giovane come diventare un sacerdote.
Dal momento in cui il Signore parla a Samuele, sarà Eli ad aver bisogno di lui perché, secondo la profezia, Samuele compirà grandi gesta per tutto Israele.
Dio chiama per nome. Chiama Samuele, chiama me, chiama te, chiama noi per nome.
Ma, come Samuele, possiamo anche noi non capire o fraintendere ed è per questo che nella vita di ciascuna/o c’è un Eli pronto a farci capire che abbiamo ricevuto da Dio una chiamata, una
missione, uno scopo per la nostra vita.
Eli può essere chiunque: un nonno, una mamma, un amico, un parente, la propria compagna, ecc….. un’insegnate…chiunque può farci accorgere che Dio ci chiama e, non solo ci chiama, ma ci affida poi un compito che possiamo individuare come la nostra personale vocazione.
Ognuno e ognuna di noi ha una sua personale vocazione: fare l’insegnate, lavorare in banca o in fabbrica, essere una architetta o un contabile, lavorare in un ufficio o in un ristorante.
Ogni vocazione ha il suo valore e la sua importanza.
Samuele diventerà un condottiero, non sempre perfetto, ma aiuterà Israele a ritrovare quel
legame così stretto ed importante che aveva avuto con Dio nel passato.
Noi cosa diventeremo? Ciascuno/a di noi continua a divenire nel corso della vita
realizzando ciò per cui si è sentita/o chiamato.
Sì, cara sorella e fratello Dio ha il Suo progetto d’amore che Egli ha disegnato per noi sul palmo della Sua mano.
Allora, anche tu ed io possiamo in un certo modo ringraziare questa inquietudine che ci fa alzare gli occhi al cielo, facendoci dire come San Francesco d’Assisi:
“Signore cosa vuoi che io faccia?”
Detto ciò, ma ci è così difficile scoprire cosa Dio vuole da noi? Ma abbiamo capito veramente come parla Dio?
Una volta ricordo le parole che disse qualcuno “Dio parla chiaramente, ma non troppo perché vuole che anche noi collaboriamo con la nostra intelligenza” e con il “nostro tempo” che è il tempo che Dio ci ha messo a disposizione in questa nostra breve vita passeggera.
Immagina che esista una Banca che ogni mattina accredita la somma di 86.400 euro sul tuo conto. Non conserva il tuo saldo giornaliero.
Ogni notte cancella qualsiasi quantità del tuo saldo che non sia stata utilizzata durante il giorno. Che faresti? Ritireresti fino all’ultimo centesimo ogni giorno, ovviamente!!!
Ebbene, ognuno di noi possiede un conto in questa Banca. Il suo nome? TEMPO. Ogni mattina questa Banca ti accredita 86.400 secondi.
Ogni notte questa Banca cancella e dà come perduta qualsiasi quantità di questo credito che tu non abbia investito in un buon proposito.
Questa Banca non conserva soldi né permette trasferimenti. Ogni giorno ti apre un nuovo conto. Ogni notte elimina il saldo del giorno.
Se non utilizzi il deposito giornaliero, la perdita è tua. Non si può fare marcia indietro. Non esistono accrediti sul deposito di domani. Devi vivere nel presente con il deposito di oggi.
Investi in questo modo per ottenere il meglio … L’orologio continua il suo cammino, ottieni il massimo da ogni giorno.
E allora la domanda che nasce spontanea è: “Ma ci siamo impegnati con tutta la nostra
intelligenza, abbiamo donato tutto il nostro tempo per scoprire la piena volontà di Dio su di te su di me, o abbiamo dedicato a ciò solo parte della nostra intelligenza e solo nei ritagli del nostro tempo libero?
Abbiamo forse paura di chiedere e scoprire cosa Dio vuole da noi? Beh, non siamo i primi, ma ricordiamo bene il Suo è un progetto d’amore, ed Egli non è venuto a toglierci la nostra libertà, ma anzi è venuto a renderci liberi, perché solo la verità ci renderà liberi per l’eternità.
“Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere”…
Quanti cristiani tiepidi ci sono nella nostra società!… Quanti consacrati vivono cullandosi nel passato!… Quanti Eli al giorno d’oggi!!!…
Quanto è triste vedere, in diverse comunità, persone che non vogliono crescere, che non fanno niente per migliorare, a cui basta quello che hanno imparato, che non hanno più quel fervore, che pensano di essere a posto, di essere arrivati…
Diceva bene don Divo Barsotti in “Meditazione sulla preghiera a Gesù”:
“Non si può, se abbiamo ricevuto una vocazione che ci impegna alla santità, vivere con superficialità; non si può rimandare a domani l’impegno di una santificazione che oggi ci stringe, non possiamo sottrarci a una responsabilità pesante per ciascuno di noi”.
Si vive così tranquilli: una vita mediocre che sembra realizzare già molto quando noi aggiungiamo alle preghiere abituali altre preghiere, quando cerchiamo di esercitare un po’ la pazienza, quando procuriamo di mantenerci fedeli a qualche esercizio particolare di virtù.
Ci sembra di far molto? È a Dio che dobbiamo rispondere, a un Amore infinito: tutto quello che noi possiamo fare sarà sempre poco se noi sentiremo davvero che la nostra vita dev’essere una risposta personale a un Amore infinito che ci ha voluti per Sé.
Chiediamo al buon Dio di aumentare la nostra fede, in modo da evitare di addormentarci, perché una volta che siamo vinti dal sonno, anche gli occhi seguono e si diventa ciechi, proprio come Eli, che era diventato vecchio non solo anagraficamente, ma nel cuore.
E quando un cuore invecchia non sente più l’amore, non palpita più per Dio e quindi neanche per i fratelli, i quali diventano invisibili…
Le persone così dette “distratte”, nella nostra quotidianità si contano a bizzeffe!!!…
E cosa succede allora quando il nostro cuore invecchia e i nostri occhi non vedono più?… “La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti”… Ecco cosa succede!!!
Noi molte volte, quando non sentiamo Dio, pensiamo subito che si sia messo in sciopero, ma non è così…
Noi non lo sentiamo più semplicemente perché siamo noi che ci siamo allontanati da Lui, siamo noi con il nostro peccato che partiamo per un’altro paese.
Non è dunque Dio che va in vacanza, ma noi! E’ la nostra infedeltà che non ci fa sentire più la Sua voce.
E’ il nostro continuo dormire che non ci fa sentire la Sua voce; “Ricordate le 10 vergini” sono le nostre miserie, tanto care che non le vogliamo mollare, che non ci fanno sentire la Sua voce.
Sono gli innumerevoli spigoli del nostro comportamento che non ci fanno sentire la Sua voce; è la prepotenza che usiamo verso i nostri fratelli che non ci fa sentire la Sua voce.
Sono le nostre pretese verso il prossimo che non ci fa sentire la Sua voce; è il credersi Onnipotenti che non ci fa sentire la Sua voce.
Ma ecco che una lucina si intravede in questo degrado della nostra umanità… “La lampada di Dio non era ancora spenta”… Ecco la speranza!!!
La luce del tabernacolo sempre accesa che indica la presenza del nostro Gesù, è la nostra speranza, è la nostra gioia, è il nostro conforto.
Andiamo allora vicino al Tabernacolo, bussiamo alla Sua porta, parliamo con Lui, facciamogli sentire la nostra presenza, apriamogli il nostro cuore affranto, mettiamo ai Suoi piedi le nostre paure, le nostre angosce, le nostre miserie. Lui non aspetta altro…
Gesù continua a chiamarci… e non una volta, ma tre volte, ogni giorno della nostra vita.
Samuele rappresenta ognuno di noi quando apriamo il cuore a Dio come lo aprirebbe un fanciullo, pronto ad accogliere Cristo, pronto a camminare dietro a Lui senza farsi troppe domande, con un cuore nuovo, frizzante, giovane, capace di riconoscerLo in ogni momento della nostra giornata. “Venne il Signore, stette accanto a lui…”