Culto del 18 luglio 2017 (domenica pomeriggio)
SERMONE PER IL CULTO DI DOMENICA 18 GIUGNO 2017
TESTO: APOCALISSE CAPITOLO 5
Quest’oggi parliamo di Scrittura, perché questo è infatti il tema del capitolo cinque del libro dell’Apocalisse che abbiamo ascoltato.
Qual è la chiave giusta per entrare nella Bibbia e per intendere il suo messaggio? Ed oltre a questo: ha la Bibbia uno sviluppo coerente? Ha una direzione ed un senso di progressione?
La Bibbia, infatti, specie a chi la legge poco, può sembrare come un grande labirinto: al suo interno si passa da racconti quasi mitologici alla legge, e poi ad opere di carattere storico, quindi opere di natura letteraria e poetica, per poi finire con libri del genere profetico e anche di quello, molto simile alla nostra Apocalisse, di Daniele e di certe parti di Ezechiele e Zaccaria…
Per non parlare poi della ricca diversità che si trova quando si arriva al Nuovo Testamento, dove convivono vangeli, un’opera storica come gli Atti e lettere e missive varie, per finire appunto con un testo come quello dell’Apocalisse da cui siamo partiti oggi.
Apocalisse innanzitutto significa in greco rivelazione. Ed il testo di quest’oggi ci rivela appunto una cosa importante a proposito delle Scritture, del “libro scritto di dentro e di fuori”, come abbiamo sentito, e cioè di quel libro dove ogni parola ha un motivo ed una sua necessità.
“Scritto di dentro e di fuori” anche perché esso è completo, ed in esso si ha la rivelazione completa, esauriente e bastante della Parola di Dio.
Ebbene, il capitolo cinque del libro dell’Apocalisse che abbiamo ascoltato ci sta dicendo chi sia in grado di aprire, in senso spirituale, questo libro che noi chiamiamo Bibbia e Parola di Dio e di farci arrivare al suo tesoro di significati.
Esso può essere aperto solo da uno, il leone della tribù di Giuda, l’agnello immolato, che ovviamente stanno a significare Gesù.
Gesù stesso si presenta come l’alfa e l’omèga ed anche, nel vangelo, come colui che non viene ad abolire la legge ma a portarla a compimento.
Colui che ci fa entrare nel mondo della Bibbia, come in una stanza piena di tesori, e colui che come una torcia illumina e fa comprendere ogni cosa che lì vi si trova, è Gesù.
La sua storia, le sue parole, e le sue azioni sono la chiave per poter capire tutto quello che è stato scritto prima, perché tutto quello che è stato scritto prima aveva come prospettiva e direzione finale proprio Gesù.
Sentite per esempio le parole chiare della prima lettera di Pietro: “Intorno a questa salvezza indagarono e fecero ricerche i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata. Essi cercavano di sapere l’epoca e le circostanze cui faceva riferimento lo Spirito di Cristo che era in loro, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguirle”.
Vedete qui come Pietro, o l’autore di queste ultime parole, ci fa capire lo scopo di tutte le Scritture, dall’inizio alla fine: arrivare a Gesù. A lui tendevano, di lui sostanzialmente parlavano, ed a lui guardavano tutti i testi scritti prima, come in una attesa del compimento di quanto era stato promesso.
Pietro dunque ci dice che lo scopo di tutto quanto era stato fatto e detto prima era arrivare a Gesù, ed ecco che l’Apocalisse, guardando invece indietro, ci dice che colui che ci fa capire il passato è sempre Gesù. Lui è il punto di partenza, l’alfa, ma è anche il punto di arrivo, l’omèga.
Leggere la Bibbia è come intraprendere un viaggio, un viaggio di vita con parole di vita eterna, dove abbiamo come meta quella di Gesù…
Ed anche alla fine di questo viaggio, ripensando a tutto ciò che è stato letto, è sempre Gesù che ce ne fa capire la ragione…
Ecco per quale ragione le quattro creature viventi ed i ventiquattro anziani possono dire all’agnello, e cioè a Gesù: “Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra”.
Ecco, quindi, care sorelle e cari fratelli, con quale spirito e con quale accortezza dovremmo leggere assiduamente le Scritture, sapendo la verso dove la loro luce punta e avendo presente questa luce che poi anche dal traguardo, dalla fine e dall’esito, illumina il passato…
E leggere anche e soprattutto con rendimento di grazia, sapendo che non si tratta di generica letteratura che viene e passa di moda, oppure che caratterizza solo un’epoca, ma che si tratta di parole di vita eterna, che segnano la nostra vita e fanno sì che i nostri nomi siano iscritti nel libro della vita.
E allora anche noi, sue creature in mezzo alla creazione, possiamo dire con gratitudine: “A colui che siede sul trono, e all’agnello, siano la lode, l’onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli”. Amen.
Splendida liturgia. Sono felice di aver partecipato al culto di via Elvo.